Prima rassegna di videoarte domestica.
La videoarte entra nel museo “reale” e si fa domestica. Non poteva essere altrimenti al MAAM, il Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia, museo abitato, relazionale e situazionista, che nelle case ha collocato la sua collezione di quadri. Anche questa rassegna, come già la Pinacoteca Domestica Diffusa, nasce, infatti, come dispositivo per favorire l’incontro, invitando il visitatore a varcare la soglia di casa. Oltre cinquanta abitazioni metteranno a disposizione tv e salotto per ospitare arte e pubblico, in una dimensione raccolta, intima, ma dove non solo è lecito, ma obbligatorio parlare. WELCOME! E buona (condi)visione.
a cura di Lorena Benatti, Giorgio de Finis, Donatella Giordano, Mattia Pellegrini, Donatella Pinocci, Davide Ricco, Olivia Spatola
con la collaborazione degli abitanti di Metropoliz e del “4 stelle” e dei Blocchi Precari Metropolitani
MAAM_Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz_città meticcia
Via Prenestina 913 –Roma
16 maggio 2014
Dalle ore 16.00 alle 20.00
DIS-SENSO
artisti invitati da Mattia Pellegrini
Adelita Husni-Bey, GESTURES OF LABOUR, Italia-Libia, 2009, 5’39”.
Gestures of Labour è un video senza audio girato nel 2009 nei ‘Kampung’ di Jakarta. Ampie aree urbane occupate da nuovi migranti che costituiscono piccole cooperative informali per far fronte a esigenze di prima necessità, quali lavoro, casa e istruzione. Le riprese si concentrano esclusivamente sulla ripetitività dei gesti delle mani dei nuovi migranti, che scandiscono ipnoticamente la ritmica delle immagini, e facendo riferimento sia all’emergere di una ‘nuova urbanitas’, che al fallimento della narrativa collettiva che ha portato il migrante alla ricerca di qualcosa oltre i limiti della propria realtà.
Adrian Paci, TURN ON, Albania, 2004, 4’00”.
L’attesa è quella di una ventina di uomini, tutti disoccupati, che si ritrovano quotidianamente a sedere sui gradini di una piazza di Shkoder, sperando che passi qualcuno che ha bisogno della loro forza lavoro.
Immersi nel silenzio, sfilano uno per uno i volti segnati dalla fatica di questi uomini, che ci parlano con il solo sguardo delle loro storie personali, delle loro vite scandite dall’attesa, della loro energia inespressa. Fino a che l’inquadratura non si allarga, e ognuno dei singoli protagonisti accende un generatore elettrico che ha accanto a sé. I gesti sono lenti, quasi rituali, e dal silenzio iniziale si passa ad un rumore che mano a mano diventa frastuono assordante. Il quadro finale è toccante nella sua bellezza simbolica: ognuno di loro tiene in mano una grossa lampadina che, alimentata dai generatori accesi, irradia luce ed energia intorno a sé.
Gea Casolaro, REGARDS CROISÉS, Italia, 2010, 8’36”.
Succede a volte nella vita che due persone si guardino, un attimo, tra loro. Succede davvero per un attimo che due sguardi si incontrino, si trovino, si vedano fino in fondo, veramente? Un attimo e poi, via di nuovo, nel flusso della vita. Ispirato dai lavori di Maya Deren, Robert Cahen et Jean-Luc Godard, Regard croisés, rubando sguardi dalla vita di tutti giorni, trasforma semplici immagini in un poetico interrogativo sull’umano vivere e sul nostro guardare all’altro da noi, trasforma la banalità del quotidiano in una poetica interrogazione sulle relazioni umane.
Rossella Biscotti, L’ITALIA È UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO, Italia, 2004, 10’.
Un gruppo di persone tenta di cambiare il significato di diverse locations con un intervento utopico. Il lavoro è diviso in tre attività primarie: agricoltura, pesca e costruzione. Lungo il processo queste attività perdono la loro funzionalità, trasformandosi in una procedura paradossale ed estetica. I principi idealistici della costruzione italiana, a cui il titolo del lavoro si riferisce, conferiscono all’azione una visione simbolica ed eroica.
Luca Musacchio, Leandro Varela, BONJOUR RAYMOND, BONJOUR RROSE, Italia 2014, 7’11”.
Bonjour Raymond, Bonjour Rrose in un incontro tra spazi indifferenti alla direzione e alla misura. Venezia è un rebus, un teatro. Le immagini sono distese in movimento come questo luogo consacrato al camminare, in cui nessuno conosce la distanza da un punto all’altro, in cui ciò che collega due punti vicini è questione di continuità e/o di rottura di superficie. L’ alternarsi di pietra e d’acqua diviene uno spazio dell’andare, del perdersi.
Nico Angiuli, LA DANZA DEGLI ATTREZZI, Italia, 2013, 7’08”.
La danza degli attrezzi dal 2009 descrive la gestualità del lavoro espressa in diverse colture occidentali. Il gesto nudo di lavoro permette di osservare omologie e novità nella relazione tra lavoratore, macchina e paesaggio, tra alienazione, gesto e desiderio, tra migrazione, razzismo e agricoltura. Il gruppo di danzatori si ricompone ogni volta che si affronta una nuova coltivazione gestuata. Angiuli sostiene sia la meccanizzazione del lavoro a comporre la struttura coreografica.
Nuria Güell, INTERVENTO #2, Spagna, 2012, 5’46”.
In un’azione in collaborazione con il collettivo di attivisti Prendocasa, sabato 8 dicembre 2012, mentre essi stessi realizzavano una manifestazione davanti all’entrata principale di Palazzo Morelli con l’intento di distrarre la polizia, abbiamo iniziato a demolire il muro che chiudeva l’entrata posteriore, aprendo in questo modo una breccia che permette di nuovo l’entrata nell’edificio.
Laura Lovatel, Federica Menin (con la collaborazione di Zoe Paul), 10th APRIL 2014, LE NORMAN STREET, KOLONOS, ATHENS, Italia, 2014, 5’00”.
Uno striscione viene disteso e riavvolto da tre ragazze lungo il tracciato dell’attraversamento pedonale nel momento dell’arresto del traffico. “La vita ha misure che il mercato non conosce” è la frase riportata in strada attraverso lo striscione.
Caterina Pecchioli, LINEA DI GESSO, Italia, 2008, 3’46”
Tracciando una linea di gesso ho isolato un gruppo di formiche all’interno dell’intera comunità. Le formiche infatti non oltrepassano la linea percependola come un ostacolo. La divisione della comunità porta le formiche a comportarsi in modo inefficace e autolesionista. Nel video meccanismi del mondo naturale sono utilizzati per riflettere su dinamiche politiche e sociali, come le divisioni territoriali e l’uso di controllo e paura.
Giancarlo Norese, ORN (porn with no P), Italia, 2011, 9’03”
Compilation delle clip di pochi secondi che giro dappertutto. Un tentativo di porno ornamentale, senza sesso né nudità (“orn”). La versione 1 è stata girata nel Sonora Desert, Superstition Mountains, Mosca, Liguria, Tucson, Phoenix, Piemonte, Chicago, Varese, Milano, Piacenza, Brianza, Berlino, Roma. La possibilità di vedere diversi paesaggi dalla propria casa.