1403261706_KMD_Besides_15_k emilio fantin, luigi negro, giancarlo norese, cesare pietroiusti, luigi presicce (eds.) besides, it’s always the others who die with contributions by sara alberani, ayreen anastas and rene gabri, lisa ­batacchi, stefan banz, marco benincasa, carolyn christov-bakargiev, sarah ciracì, irene coppola, emilio fantin, francesco lauretta, francesca marianna, gianluca marinelli, luca ­musacchio, luigi negro, giancarlo norese, adrian paci, caterina ­pecchioli, mattia pellegrini, cesare pietroiusti, luigi presicce, davide ricco, antonella rizzo, giorgio rizzo, roberto tenace, and franco vaccari, and by the editors 19 june 2014 verlag für moderne kunst nürnberg | kmd – kunsthalle marcel duchamp no. 15 english 116 pages hardcover 14 x 10.5 cm euro 20.00 isbn 978-3-86984-080-2 http://www.akmd.ch/publications/

(intervento che avrei voluto fare) Testimonianza.

una parola che mi ha fatto pensare a “L’instant de ma mort” di Maurice Blanchot e all’influenza che questo testo ha avuto sul mio quotidiano. Blanchot, nel breve racconto autobiografico, narra del momento in cui durante l’occupazione tedesca stava per essere fucilato e poi non lo fu. Parla di quell’istante in cui era già morto, un istante di “leggerezza” che l’ha accompagnato per tutta la vita. Un istante che si dilata, attraversa il tempo, lo frammenta senza mai abbandonare il tormento di quel mistero che tra tutti è il più inafferrabile e indicibile. “Solo rimane la sensazione di leggerezza che è la morte medesima o, per essere più precisi, l’istante della mia morte da allora e per sempre istante”.

Nel commento a quest’opera Jacques Derrida pone la questione del “testimoniare”. Testimoniare significa rendere pubblico.

Come testimoniare l’istante della (propria) morte? Recentemente mi sono trovato nella condizione di testimone.
La mia cagna isotta stava molto male e ho dovuto portarla a sopprimere.
Per quanto se ne possa dire “era solo un cane” è un distacco da un essere vivente a cui si è voluto bene, è una morte che si fa sentire. Sono andato all’ambulatorio veterinario a praticare l’eutanasia, l’ho accarezzata mentre il veleno entrava dentro di lei, ho sentito che se ne andava, l’istante della sua morte.

Ho riflettuto molto su quella sera e anche sul modificarsi delle nostre azioni determinate dagli studi che pratichiamo in certi momenti della vita (in questo caso le riflessioni per La festa dei vivi (che riflettono sulla morte), su quanto l’azione empirica sia importante per comprendere le astrazioni teoriche.

Molto probabilmente non sarei stato lì, era doloroso, ma dovevo capire e vivere quel determinato attimo di tempo. Soltanto dopo quell’esperienza ho sentito veramente, come se si fosse fatta carne, l’inaccessibilità di comprendere quell’istante. L’istante della morte è al contempo il momento più singolare (unico, irripetibile) e il più comune (universale, molteplice). Tentare di accettare l’istante della propria morte in vita significa fare propria la contraddizione stessa dell’esistenza.